La sezione con le Sale degli Squali del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, è probabilmente la più completa e strabiliante esposizione sugli squali fra tutti i musei europei. La star assoluta è Carlotta, il più grande esemplare al mondo di squalo carnivoro esposto in un Museo. Si tratta di un originale femmina di Squalo Bianco (Carcharodon carcharias) catturata in Adriatico (al largo dell’Istria) nel 1906. Il nome peculiare è dovuto al capitano che riuscì a pescarla e a trasportarla intera al Museo di Trieste, battezzandola poi con il nome della sua figlioletta neonata.
La straordinarietà delle Sale degli Squali consiste anche nel fatto che, come Carlotta, tutti gli squali esposti, i loro scheletri e le loro uova, sono esemplari storici, originali e provenienti dall’Alto Adriatico. Alcuni di questi, come lo Squadro (Squatina squatina) o lo Squalo Violino (Rhinobatos rhinobatos) sono oggi addirittura scomparsi per la nostra pesca eccessiva. Sorte che rischia di fare anche il Pesce Sega (Pristis pristis), la cui collezione di rostri oceanici rappresenta l’unica eccezione tropicale nell’intera sezione. Sezione che, appunto per quanto sopra, si conclude doverosamente con un richiamo alla tutela di questi pesci meravigliosi, visto che, nonostante le nostre paure, siamo noi umani, i peggiori nemici e predatori degli squali.
Gli squali sono creature straordinarie, che sfiorano la perfezione evolutiva. Vale la pena conoscere la loro storia e alcune delle loro eccezionali caratteristiche:
ORIGINE
Gli squali sono animali molto antichi, squali primitivi erano presenti sulla terra prima dei dinosauri, e la selezione naturale li ha trasformati, già 70 milioni di anni fa, nei più grandi ed evoluti predatori dell’ambiente marino. Le origini degli squali si ritrovano nei Placodermi, antichi pesci dotati di piastre ossee, di coppie di pinne pettorali e ventrali e di una bocca con mascella articolata e adatta a ogni tipo di alimentazione. I primi fossili dei progenitori degli squali risalgono a circa 400 milioni di anni fa, nel Devoniano; in particolare quello che viene considerato il primo squalo è il Cladoselache, un pesce cartilagineo di circa 2 m che presentava strutture presenti tuttora negli squali.
DISTRIBUZIONE
Gli squali sono presenti da Nord a Sud in tutti i mari, dalla superficie fino ad una profondità di 2.000 metri che eccezionalmente oltrepassano. Alcuni squali come lo squalo dello Zambesi e le 6 specie del genere Glyphis dei Carcharhinidae, possono vivere anche in acque dolci, risalendo i fiumi anche per migliaia di km.
ANATOMIA
La forma del corpo di uno squalo è affusolata e idrodinamica. Il muso allungato o moderatamente arrotondato, favorisce l’avanzamento nell’acqua. La parte inferiore del corpo, più appiattita della parte dorsale, contribuisce alla spinta verso l’alto.
PINNE
Generalmente gli squali, oltre alla prima pinna dorsale, appuntita e triangolare, possiedono due pinne pettorali, due pinne pelviche, una seconda pinna dorsale (assente in alcune specie), una pinna anale (assente in alcune specie) ed una pinna caudale dalla forma caratteristica. La spinta in basso esercitata dalla forma della coda viene bilanciata dalle pinne pettorali ben sviluppate. Sul dorso sono presenti le pinne impari, cioè le dorsali, che hanno una funzione di stabilizzazione, e in alcune specie presentano una spina di difesa.
MASCELLE E DENTI
La mascella dello squalo non è direttamente fusa al cranio ma è unita ad esso da legamenti che le consentono di essere protratta per addentare la preda. La superficie della mascella rivolta verso l’interno, è dotata di uno strato di minuscole ed uniche placche esagonali chiamate “tessere”: blocchi cristallini di sali di calcio disposti a mosaico, che forniscono resistenza senza aumentare il peso. I denti di squalo sono spesso le uniche parti dello squalo che sopravvivono alla fossilizzazione. Gli squali, hanno una dentizione polifiodonte, in cui i vecchi denti cadono continuamente per tutta la vita del pesce, e quelli nuovi ruotano in posizione su una struttura simile a un nastro trasportatore. Gli squali perdono quindi continuamente i denti, e alcuni Carcharhiniformes possono perdere circa 35.000 denti in una vita.
GALLEGGIAMENTO
Gli squali, non avendo la vescica natatoria (la vescica gassosa che regola il galleggiamento in molti pesci), affidano al loro fegato il compito di migliorare il galleggiamento. Il fegato, che può costituire addirittura il 25% della massa corporea generale, contiene lo squalene, un olio che per sua composizione favorisce il galleggiamento. La sua efficacia è tuttavia limitata e gli squali devono nuotare e muovere le pinne per evitare di affondare. Gli squali toro utilizzano una strategia natatoria diversa: deglutiscono aria dalla superficie e usano l’intestino come fosse una vescica natatoria. Altre specie di squali, come lo squalo nutrice, sono in grado di pompare acqua attraverso le branchie, permettendo loro di riposare sul fondo dell’oceano e continuare a respirare.
DIGESTIONE
La digestione negli squali può richiedere molto tempo. Il cibo si muove dalla bocca a uno stomaco a forma di ‘J’, dove viene immagazzinato e avviene la digestione iniziale. Gli oggetti indesiderati non passano mai oltre lo stomaco, e così lo squalo vomita o rivolta il suo stomaco fuori ed espelle gli elementi indesiderati dalla sua bocca. L’apparato digestivo è caratterizzato da uno stomaco voluminoso e da un intestino corto, chiamato valvola spirale, la cui forma richiama quella di una scala a chiocciola. L’intestino termina nel retto, dotato di una ghiandola rettale che espleta le funzioni dell’intestino cieco umano, e quindi si apre all’esterno in prossimità dell’ano attraverso la cosiddetta cloaca, che drena all’esterno anche i dotti urogenitali (nella femmina, qui avviene la fecondazione).
SISTEMA NERVOSO
Gli squali sono dotati di un sistema nervoso centrale, uno periferico, e di numerosi organi di senso. L’encefalo ed il midollo spinale costituiscono il sistema centrale; il cervello è diviso in varie aree. Quella proencefalica è sede dell’olfatto, quella mesencefalica della vista e quella romboencefalica della vista dell’udito e della ricezione di stimoli meccanici. Esistono 12 paia di nervi che conducono al cervello gli stimoli esterni provenienti dai sensi. Alcuni squali se capovolti o accarezzati sul naso, entrano in un naturale stato di immobilità catatonica. I ricercatori utilizzano questa condizione per gestire in modo sicuro gli squali.
LONGEVITA’
L’aspettativa di vita di uno squalo varia da specie a specie. La maggior parte ha una vita media tra i 20 ed i 30 anni, lo spinarolo può vivere 100 anni; gli squali balena possano addirittura superare il secolo, mentre lo Squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus) può vivere più di 500 anni.
SENSI
Pochi animali probabilmente possiedono una così ampia gamma di sofisticati meccanismi sensoriali, come gli squali. Una serie di organi sensibilissimi, localizzati sulla testa, sul muso e lungo i fianchi degli squali, agiscono in modo coordinato e consentono di orientarsi, di navigare, di localizzare una preda, di percepire la presenza dei propri simili, di ostacoli o di pericoli, già a grande distanza.
ELETTROPERCEZIONE
Gli squali percepiscono i campi magnetici ed elettrici grazie alle “ampolle di Lorenzini” collegate ad alcuni recettori sul muso e sulla linea laterale del corpo. L’insieme di questi organi consente di riconoscere i campi elettrici. Tutti gli animali marini producono campi elettrici, e gli squali possono individuare le prede anche quando non le vedono. Il senso elettro-magnetico forse serve anche per il riconoscimento tra le specie e probabilmente è utilizzato durante le lunghe migrazioni transoceaniche: le correnti oceaniche generate dal campo magnetico terrestre producono dei campi elettromagnetici e sono usate dagli squali per migrare. La sensibilità elettrica degli squali è la più acuta sinora conosciuta nel regno animale: il palombo è in grado di riconoscere un cambiamento di direzione dell’intensità di 5 miliardesimi di volt per cm.
LINEA LATERALE
Una serie di cellule sensoriali (neuromasti) disposte lungo i fianchi, permettono agli squali (e ad altri pesci e anfibi) di percepire ogni minimo movimento dell’acqua intorno al corpo (come per il nostro tatto). L’acqua intorno a uno squalo si muove, conducendo vibrazioni, quando un oggetto o un animale si avvicina o si allontana, oppure quando è lo squalo stesso a effettuare la manovra. Udito e linea laterale sono collegati tra loro: infatti, l’organo dell’udito e quello della linea laterale sono collegati ad uno stesso nervo e forniscono informazioni coordinate.
TATTO
Il tatto è mediato da una rete di nervi che arrivano fino alla superficie della pelle. Le terminazioni nervose sono stimolate da ogni minima pressione, che agisce sulla superficie del derma. Diversamente da quanto accade nei pesci ossei, gli squali sono ricoperti da una complessa struttura costituita da elastiche fibre di collagene disposte in modo da circondare il corpo. La pelle è costituita da dentelli dermici, detti scaglie placoidi, che presentano la stessa struttura dei dentelli che compongono le mandibole. Questa corazza lavora come uno scheletro esterno che fornisce all’animale un ancoraggio per i muscoli per nuotare e al contempo riduce lo spreco di energia. La particolare forma e la disposizione delle scaglie placoidi produce minuscoli vortici che riducono l’attrito tra l’animale e l’acqua in modo da migliorare l’efficacia della nuotata e consentendo agli squali di nuotare in modo molto più silenzioso rispetto agli altri pesci. L’orientamento delle scaglie verso la parte posteriore dell’animale crea, una sensazione di corpo liscio dalla testa verso la coda, e di pelle ruvida dalla coda alla testa.
GUSTO
Gli squali possiedono nella bocca e nella faringe papille gustative simili alle nostre, quindi hanno un senso del gusto piuttosto sviluppato. Alcuni squali, quando “assaggiano” un cibo per loro sgradevole, lo sputano spalancando la bocca. E’ quindi solo una leggenda quella che gli squali mangino di tutto senza discriminazione. Al contrario, in fatto di alimentazione gli squali sono molto meno tolleranti di parecchi altri animali.
OLFATTO
Il senso olfattivo degli squali è posto tra le aperture nasali anteriore e posteriore, che nei pesci ossei sono fuse, ma negli squali sono distinte. In alcune specie, gli organi olfattivi sono così efficienti da rilevare una goccia di sangue all’interno di un milione di gocce d’acqua (100 litri). Gli squali hanno la capacità di determinare la provenienza di un odore basandosi sulla densità di rilevamento in ogni narice (come facciamo noi per determinare la direzione del suono). L’acqua entra attraverso le narici e passa ai sacchi nasali mentre lo squalo nuota, mentre viene pompata direttamente dalle narici quando l’animale è a riposo. I sacchi nasali hanno al centro filamenti di tessuto tappezzati di recettori olfattivi. Di solito all’olfatto è affidata la responsabilità di identificare le prede lontane, mentre sulle brevi distanze gli squali privilegiano la linea laterale e i campi elettrici, nuotando attorno alla preda per percepire i suoi movimenti.
UDITO
Gli squali sono molto sensibili ai rumori. L’organo principale dell’udito è la “macula neglecta” un organo costituito da una coppia di sottili cellule filiformi, poste vicino alla sommità del cranio, dove convergono le onde sonore, attraverso tube cartilaginee. Sfruttando questo particolare e finissimo “orecchio interno” degli squali, alcuni pescatori di diverse parti del mondo, utilizzano attrezzi sonori per attirare gli squali, simulando un pesce ferito od altro. Di solito utilizzano parti di piante per costruire sonagli, o bastoncelli da vibrare in acqua, ma anche pietre o conchiglie da far schioccare una contro l’altra.
VISTA
Gli occhi dello squalo sono simili agli occhi umani, ossia dotati di cristallino, cornea e retina; ma si differenziano per la presenza di un tessuto chiamato tapetum lucidum posto dietro la retina, che permette loro di vedere con pochissima luce. Come nell’uomo gli squali possono contrarre e dilatare le loro pupille, cosa che altri pesci, invece, non possono fare. Molti squali hanno le palpebre, ma non le sbattono spesso, perché l’acqua circostante già pulisce i loro occhi. Per proteggere gli occhi alcune specie hanno membrane nittitanti che coprono gli occhi mentre lo squalo caccia o se viene attaccato. Alcune specie, tra cui il grande squalo bianco, non hanno questa membrana, e allora roteano gli occhi all’indietro per proteggerli, quando colpiscono la preda. Non è ancora nota l’eventuale percezione dei colori da parte degli squali.