Sala “La Grotta”

Come esporre al meglio una grotta in un Museo di Storia Naturale? Ovviamente ricostruendola interamente e facendovi immergere il visitatore. Sulle pareti possiamo divertirci a cercare i molti esemplari esposti, con lenti d’ingrandimento che agevolano l’osservazione degli esemplari più minuti. Mentre modelli ingranditi 20 volte permettono di apprezzare meglio alcune specie notevoli, come il famoso Leptodirus, primo insetto cavernicolo descritto (nel 1832). Differenze di colore agevolano la distinzione tra cavernicoli occasionali (troglosseni, in verde), semicavernicoli (troglofili, in giallo) e cavernicoli esclusivi (troglobi, in rosso).

Perchè studiare gli animali cavernicoli

Da sempre l’uomo ha frequentato le grotte, ma la piena consapevolezza dell’esistenza di una fauna propria delle grotte si raggiunge solo con la scoperta di animali con adattamenti vistosi quali, tra i vertebrati, il proteo (Proteus anguinus) (1758) e, tra gli invertebrati, il leptodiro (Leptodirus hochenwarti) (1832).

La vera biospeleologia, intesa come indagine sistematica della vita nelle grotte, nasce ufficialmente appena nel 1904. Dal tempo dei fondatori come Viré (Francia) e Racovitza (Romania) e di altri biospeleologi storici come Jeannel (Francia) e qui sul Carso classico Müller e Pretner, le ricerche sono proseguite fino ai giorni nostri e tutt’ora proseguono, continuando a scoprire nuovi organismi che vanno ad aggiungersi ogni anno alle migliaia di specie che oggi sappiamo esistere nelle grotte di molte regioni del mondo. Le grotte dunque ospitano interi ecosistemi di forme di vita spesso esclusive, diverse da quelle di superficie.

Molte specie cavernicole, vivono in aree ristrette del pianeta, se non addirittura in un’unica grotta al mondo. Un esempio è l’anoftalmo di Mayer (Anophthalmus mayeri), coleottero cieco di 8 mm che per quanto ne sappiamo vive solo nella Grotta Noè, sul Carso Triestino.

Le grotte sono laboratori dell’evoluzione, dove vari livelli di adattamento documentano i passaggi da forme di superficie a quelle cavernicole. Vi sono specie con occhi normali, altre cieche e altre intermedie, con occhi più o meno ridotti. Possiedono adattamenti curiosi, talvolta di funzione ancora ignota (come nel caso delle peculiari appendici vicino alla bocca del coleottero Thaumastocephalus della Croazia).

Proteggere gli animali cavernicoli

Le specie cavernicole sono spesso molto rare. I cavernicoli hanno una vita lunga con pochi discendenti. Ad esempio un esemplare di Leptodirus può vivere decenni e le sue elitre rigonfie sono destinate ad accogliere un unico grande uovo; da questo nasce una larva già pronta a trasformarsi nella forma adulta.

Abituati a un ambiente stabile, temono gli sbalzi di temperatura e umidità: è sufficiente prendere in mano un insetto cieco per ucciderlo col calore della mano, o esporlo all’aria secca esterna per disidratarlo. Il loro è anche un mondo silenzioso e una frequentazione umana poco attenta può farli scomparire (e, ad esempio, i pipistrelli, che verrebbero a mancare nel loro utile ruolo esterno). Gli ecosistemi sotterranei sono molto sensibili all’inquinamento: il Carso assorbe le acque, che vanno facilmente in profondità attraverso le fessure della roccia, senza depurarsi.

Molti animali cavernicoli sono in grado di darci informazioni su caratteristiche e provenienza delle acque sotterranee, dato importante per tutelare acque che sgorgano potabili. Ad es., Anophthalmus schmidti trebicianus è noto solo di grotte percorse dal Timavo.

Classificazione ecologica degli animali cavernicoli

La fauna cavernicola terrestre viene suddivisa in categorie ecologiche:

Troglosseni = animali in grotta per caso. Incapaci di vivere in grotta se non per brevi periodi e senza entrare a far parte dell’ecosistema sotterraneo.

Troglofili = animali “quasi-cavernicoli”. Animali che vivono all’esterno ma che entrano regolarmente nelle grotte e nei loro ecosistemi (subtroglofili); oppure animali capaci di vivere in grotta ma che occasionalmente possono uscire e spostarsi all’esterno (eutroglofili)

Troglobi = i veri cavernicoli. Possono vivere tutta la loro vita esclusivamente in grotta.

I cavernicoli aquatici: Per la fauna sotterranea acquatica si usano categorie analoghe stigosseni, stigofili, stigobi. Termini estesi a tutti gli ambienti acquatici sotterranei, incluse le fessurej.

Altra fauna del suolo: Gli animali sotterranei terrestri di ambienti non di grotta, come gli interstizi del suolo, sono invece chiamati endogei

Museo Accessibile

Un progetto che si articola in due percorsi divulgativi semplificati, utili a favorire la visita

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