Il Narvalo del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste è un reperto importante e doppiamente antico. Importante perché si tratta di uno scheletro completo (cosa rara nei musei mediterranei) di questo particolare cetaceo dei mari artici. Antico perché risale alle collezioni fondanti del Museo stesso, quindi a ben prima del 1846.
Ma il nostro Narvalo è antico anche perché ci riporta alle antiche storie degli unicorni: fantomatici cavalli con un lungo corno di prezioso avorio, ritorto al centro della fronte. Ecco: il “corno dell’unicorno” che giungeva in Europa meridionale come bene raro e prezioso, commercializzato dai popoli del nord lungo la via dell’ambra prima e con le navi vichinghe poi, non è un corno, bensì un dente. Uno dei soli due denti della mandibola dei maschi di Narvalo diviene una lunga zanna d’avorio, mirabilmente contorta a spirale. Più raramente entrambi i denti dei maschi possono divenire zanne. E ancor più raramente una zanna si accresce nelle femmine.
A cosa serva tale spettacolare zanna è ancora un mistero. Si sa che è ricchissima di terminazioni nervose e quindi funge pure da organo sensoriale e aiuto nella localizzazione dei pesci. Ma non è fondamentale, visto che le femmine vivono benissimo senza. Si crede allora che sia soprattutto un segnale di robustezza maschile; come le criniere dei leoni o le code dei pavoni.