In questi giorni sospesi, i musei del Comune di Trieste propongono novità e approfondimenti sulle collezioni.
Il Museo di Storia Naturale di Trieste conserva e valorizza reperti provenienti da diverse parti del mondo e da un territorio, l’altopiano carsico e la costa fino ad oltre le Falesie di Duino, ricco di testimonianze paleontologiche e archeologiche.
“Animali dal mondo e scoperte dal Carso” è un viaggio attraverso collezioni e reperti unici. E’ anche l’occasione per presentare le ricerche condotte negli ultimi mesi e le nuove sale del Museo.
A dicembre 2019, è stata aperta una nuova sezione del Museo dedicata alla figura di Ludwig Carl Moser, professore del Ginnasio tedesco di Trieste a cavallo tra otto e novecento ed uno dei primi appassionati ricercatori nelle cavità de Carso. Per studiare e valorizzare i reperti scavati dallo studioso, sono state fatte anche delle analisi al radiocarbonio. Le antiche collezioni, alla luce delle recenti conoscenze, vengono lette in una nuova luce.
La storia delle ricerche nelle cavità del Carso, analizzata ai suoi albori nell’esposizione su Moser, è una storia fatta di grandi scoperte scientifiche ma anche di tradimenti e di inganni, che ricordano come la scienza sia legata anche a grandi uomini con i loro umani difetti e le loro aspirazioni. In questo contesto storico, le datazioni con il radiocarbonio hanno cercato di fare luce, dopo oltre un secolo dalla loro scoperta, all’età della fauna rinvenuta nelle storiche cavità indagate da Moser e Marchesetti, ponendo le basi per nuove conoscenze e futuri progetti.
Tra le cavità, la caverna Pocala, scavata da Marchesetti (direttore del Museo di Storia Naturale dal 1876 al 1921) nei primi del ‘900, famosa soprattutto per i numerosissimi resti di orso delle caverne (Ursus spelaeus) trovati al suo interno. Oggi l’orso delle caverne è tra i grandi mammiferi quaternari più studiati ed importanti novità sono state introdotte grazie alla genetica.
Tra i temi rilevanti non vi è solo l’archeologia, naturalmente.
Nel Museo numerosi sono gli animali esposti, migliaia e migliaia, se contiamo anche gli invertebrati.
Perché? È giusto uccidere animali per esporli in un Museo?
Ovviamente no! E infatti non lo facciamo.
Ma in passato è stato fatto. Il Museo di Storia Naturale ha origini lontane, nasce nel 1846, quando la maggioranza delle persone non solo non possedeva un libro, ma non sapeva neppure leggerlo.
Contemporaneamente, gli uomini erano ancora troppo pochi sul pianeta per inquinarlo e mettere a rischio la sopravvivenza degli animali.
Conservare degli animali morti in un museo era, allora, il solo modo possibile per studiare, conoscere e far conoscere la natura ai cittadini.
Ora non è più così. Ma i nostri animali antichi (o quelli nuovi che arrivano, uccisi dall’inquinamento, da incidenti o dai bracconieri) ancora svolgono un importante ruolo educativo e divulgativo, che ora è anche un segnale e un simbolo: affinché certe uccisioni non siano vane e non accadano mai più.
Sono animali morti, che ci fanno conoscere e rispettare la vita.
Ad alcuni di loro abbiamo dedicato degli approfondimenti.