Sala “Carso 20X” – insetti

A volte trascuriamo gli insetti perché sono piccoli, ma se potessimo apprezzarli alle dimensioni di un falco o di una volpe, li guarderemmo sicuramente con maggiore attenzione. Proviamo allora ad immergerci in un ambiente carsico ingrandito 20 volte: circondati da modelli ingigantiti di fiori e insetti, ammiriamo la predazione di un bruco da parte del coleottero Calosoma, un cervo volante in volo, un grillastro delle grotte uscito nel bosco, lucciole e molto altro. Per confronto con i modelli ingranditi, su una parete sono esposti anche gli esemplari veri delle medesime specie, e alcuni esemplari esotici sono utilizzati per un rapido confronto con realtà del resto del mondo.

Cervo volante

(Lucanus cervus): grande (fino a 8 cm) e forzuto, ma non longevo, l’adulto di questo coleottero è attivo soprattutto tra giugno e luglio e nella ala ne osserviamo un maschio in volo, con le possenti mandibole che usa nei combattimenti rituali. La larva vive invece diversi anni nel legno marcescente di quercia e altre latifoglie. Il cervo volante è specie protetta a livello Europeo come bioindicatore di ambiente ben preservato, con querce secolari; sul Carso è per fortuna ancora presente.

Cerambice

Cerambyx scopoli è il più diffuso dei coleotteri nostrani del gen. Cerambyx. I più grandi, come C. cerdo o C. welensii, possono superare i 5 cm. Gli adulti delle varie specie hanno abitudini differenti: C. scopolii è diurno e frequenta infiorescenze di ombrellifere, mentre le specie maggiori sono crepuscolari o notturne e gradiscono la frutta. Tutti ovidepongono su alberi o cataste di legna e quindi non è raro osservare Cerambyx sui tronchi di grossi alberi di notte, soprattutto in giugno. Le larve sono infatti xilofaghe, cioè si nutrono di legno, attaccando le parti morte o malate del tronco di latifoglie, soprattutto querce. Per le lunghe antenne i coleotteri di questa famiglia (cerambicidi) sono anche chiamati “longicorni”.

Lucciola

Due modelli rappresentano una coppia di Lampyris, in cui la femmina è priva di ali. La larva, a prima vista simile alla femmina, è predatrice di chiocciole. Più piccole, ma non meno luminose, le specie del gen. Luciola. Le lucciole risentono molto dei lumachicidi e dell’inquinamento luminoso, che abbagliandole le allontana; a Trieste per fortuna si trovano ancora di notte in alcune colline di periferia, nel buio del sottobosco.

Zanzara tigre

La zanzara tigre (Aedes albopictus) è una specie invasiva di origine asiatica. Giunta in Europa con uova deposte nel ristagno d’acqua di pneumatici usati, ovidepone nelle piccole raccolte d’acqua, come nei sottovasi dei fiori o nelle grondaie ostruite. Punge anche alla luce del giorno ed è purtroppo portatrice di patologie come chikungunya e dengue.

Scorpione

Gli scorpioni non sono insetti, ma aracnidi, come i ragni. Quelli europei hanno bassa velenosità e la loro puntura, salvo reazioni allergiche, è meno dolorosa di una puntura di spillo. Predatori notturni, vanno considerati utili. Sul ventre possiedono il “pettine”, un raffinato organo di senso per seguire la scia odorosa lasciata da altri scorpioni o dalle prede. Sotto la chela sono presenti serie di speciali setole sensoriali, la cui disposizione è anche un valido carattere per il riconoscimento delle varie specie di Euscorpius, come quella, presente sul Carso, rappresentata nella sala.

Insetti preistorici: le Meganeura

Vi sono modelli di insetti che non occorre ingrandire: ricostruite sulla base dei fossili, ecco due specie di Meganeura (M. monyi e M. seslyi), libellule giganti vissute nel Carbonifero, oltre 300 milioni di anni fa: all’epoca, in assenza di rettili volanti, uccelli e pipistrelli, queste grandi libellule erano i dominatori incontrastati dell’aria. Si ignora se le le loro larve fossero acquatiche come quelle delle libellule attuali.

Museo Accessibile

Un progetto che si articola in due percorsi divulgativi semplificati, utili a favorire la visita

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