L’area circostante l’abitato di Comeno è nota sin dal 1800 per i numerosi ritrovati di pesci e rettili fossili, a volte spettacolari, che venivano rinvenuti nelle piatte pietre calcaree usate come copertura dei tetti e per lastricare le strade.
Carlo Marchesetti, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste dal 1876 al 1921, negli Atti del Museo del 1895, così scriveva:
“Un bell’aumento ebbe la serie dei pesci pietrificati di Comen, della quale località il nostro museo possiede i due rarissimi sauri, l’Acteosaurus tommasinii … ed il Carsosaurus marchesettii, recentemente illustrato dal prof. Kornhuber…. I nostri pesci fossili furono … fatti studio dal chiar. Prof. Gorjanovic-Kramberger, che ora appunto sta pubblicano un’opera in proposito…”.
Caratteristiche dei calcari di Comeno
TIPO DI ROCCIA
Gli strati di Comeno sono formati da calcari laminati, bituminosi, a grana sottilissima, con numerosi resti fossili soprattutto di pesci (conosciuti come Scisti ittiolitici di Comeno)
AMBIENTE DI DEPOSIZIONE:
L’ambiente dove si sono deposti i pesci e i rettili era probabilmente un bacino marino poco profondo, vicino alla costa, con fondale privo d’ossigeno, ideale per impedire la decomposizione degli animali che, dopo la morte, si depositavano sul fondo.
Il confronto coi pesci attuali suggerisce che il clima era simile a quello tropicale.
ETA’: si ripetono stratigraficamente in diverse età del Cretaceo superiore: Cenomaniano (100-94 milioni di anni fa), Cenomaniano-Turoniano (94 milioni di anni fa), Santoniano (86-83 milioni di anni fa).
Questi calcari si ripetono stratigraficamente a causa dei cambiamenti ambientali (variazione del livello marino ed abbassamento del fondale) che, ciclicamente, interrompevano la mancanza di ossigeno sul fondale.
Questo fa si che i “Calcari di Comeno” rappresentino un antico ambiente particolare (chiamata “facies” dai geologi) più che una precisa età.
RETTILI STRAORDINARI
Tra i fossili di Comeno, uno dei reperti più rilevanti è un piccolo rettile, Adriosaurus microbrachis Palci e Caldwell, 2007 (Palci e Caldwell sono gli studiosi che hanno nominato il reperto per la prima volta), eccezionalmente importante perché è il più antico e noto esempio di estrema riduzione degli arti anteriori in un sauro fossile in un ambiente aquatico: un anello fondamentale nell’evoluzione dei serpenti e dei rettili acquatici.
Il fossile, che in vita doveva essere lungo circa 30 cm, giace sul dorso entro una lastra di calcare bituminoso. La preparazione per lo studio ha fatto emergere i minuscoli arti superiori, costituiti unicamente dall’omero (l’osso superiore del braccio). Questa scoperta ha rafforzato l’ipotesi della stretta relazione tra lucertole e serpenti. Il rettile più grande e più bello trovato a Comeno (Komen, Slovenia) e, storicamente, il più importante, è il Carsosaurus marchesettii Kornhuber 1893.
Il nome della specie vuole ricordare Carlo Marchesetti, che permise a Kornhuber di studiare il reperto.
Carsosaurus, in vita, raggiungeva probabilmente il metro e mezzo di lunghezza. La parte che è giunta fino a noi è lo scheletro, senza il cranio, ma ben conservato, lungo 98 cm. Carsosaurus era un mosasauroide, un rettile dalle abitudini semiacquatiche marine, vissuto all’inizio del Cretacico superiore, circa 100 milioni di anni fa. Su varie parti del corpo si intravedono brandelli della pelle, che presentava un ispessimento a scaglie cornee romboidali, ordinate in file regolari. L’eccezionalità di questo reperto consiste però nel fatto che è uno dei rarissimi e più antichi esempi di viviparità (il parto di piccoli vivi, anziché la deposizione delle uova) registrata in un rettile fossile.
Carsosaurus era quindi una femmina gravida, con almeno 4 embrioni in avanzato stato di sviluppo, distribuiti nella regione addominale.
La disposizione degli embrioni fa supporre che sarebbero dovuti nascere dalla parte della coda (con il muso che usciva per ultimo). Questo particolare tipo di nascita è un adattamento che si riscontra in altri vertebrati acquatici (attuali ed estinti) come i Cetacei, i Sirenidi e gli Ittiosauri, ed ha la funzione di prevenire l’annegamento dei piccoli, poiché le narici escono per ultime dal ventre materno.
L’evoluzione nei Mosasauroidi della possibilità di partorire piccoli vivi, li ha liberati dalla necessità di tornare a terra per deporre le uova, e potrebbe aver permesso lo sviluppo di rettili giganti e totalmente marini, come i grandi e famosi Mosasauri. Altri rettili fossili provenienti dai calcari di Comeno in deposito al museo di Trieste sono: Komensaurus carrolli, Mesoleptos sp., Acteosaurus tommasinii